Cristina restituisce il petrolio al popolo

Il governo argentino, sotto la guida della presidente Cristina Fernández de Kirchner, ha restituito al popolo la società petrolifera YPF, svenduta nel 1992 alla spagnola Repsol dal porco traditore Menem, zecca vendipatria e marionetta delle imprese straniere, smazzettato a milioni di dollari. La  YPF era l’ultima società petrolifera dell’America Latina ancora privatizzata.
Il postfranchista Rajoy, macellaio degli Spagnoli al servizio della cupola usurocratica mondialista, si è messo a strillare. Si fotta. Addirittura a minacciare. E chi se ne fotte.
La deprivatizzazione, processo virtuosissimo che decolonizza un paese, comporta la nazionalizzazione, o socializzazione che dir si voglia, dei beni pubblici rapinati dai pescecani imprenditori e speculatori sia interni (“borghesia compradora”) che stranieri – oggi globali – ai quali la borghesia compradora è peraltro, a differenza della borghesia nazionale, notoriamente asservita. Così aveva fatto Nestor Kirchner da presidente nel 2006 con la francese Suez che forniva acqua inquinata alle case degli Argentini. E così in quel paese, che un decennio orsono si liberava da quello stesso giogo assassino neoliberista che oggi incombe sull’Europa, si sono via via riacquisiti alla nazione, e dunque al popolo, i frutti delle rapine chiamate privatizzazioni perpetrate sotto regimi collaborazionisti e corrotti: la compagnia aerea di bandiera, le poste, la sanità, la previdenza.
Cristina regge con mano ferma, nella memoria dell’indimenticato Nestor, il testimone che egli le ha passato. Testimone di patriottismo, di libertà, di giustizia sociale. In quella giusta direzione tanto ancora resta da fare. Se Cristina potrà, farà.
Hasta siempre, hermana.
MS

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