Morto l’operaio che si era dato fuoco a Monte Citorio

Una settimana fa ha cessato di vivere Angelo Di Carlo, cinquantaquattro anni, che l’11 agosto si era dato fuoco davanti alla sede della cosiddetta Camera dei Deputati, simbolo di eccellenza della casta politicante.
Non il primo suicidio che grava sul regime, ma l’estrema emblematica disperazione che ha indotto Angelo a compiere il proprio gesto in quel luogo in quel modo e in quel tempo, che per altri è tempo di vacanza e di spensieratezza, non può non impressionare.
Dopo anni di disagio vissuti nella precarietà e ultimamente nella disoccupazione, Angelo Di Carlo ha deciso di farla finita disdegnando l’ultimo conforto del silenzio e del quasi-anonimato, per gridare con la rabbia di quell’atto terribile la rabbia inespressa di molti. Credo che facendo questo abbia inteso rendersi ancora una volta utile agli altri. E vorrei tanto che il suo sacrificio non sia stato vano, che nel giorno della liberazione il suo nome possa essere ricordato con rispetto e con affetto immutabili.
Rispetto sempre chi un giorno ne ha abbastanza, e si rifiuta di vivere di speranza. Addio Angelo, e grazie. Sit tibi terra levis.
MS

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