Trent’anni fa l’atto di genocidio di Sabra e Chatila

Pochi vogliono ricordarsi, perché oggi è scomodo, della strage perpetrata in Libano trent’anni fa, tra il 16 e il 18 settembre 1982, nei campi palestinesi di Sabra e Chatila, per opera di una marmaglia sedicente cristiana al soldo dei terroristi nazigiuda Begin, Shamir, Sharon ed Eitan.
Ricordo le vibranti pagine che Jean Genet dedicò a quell’evento nel suo scritto “Quatre heures à Chatila”, pubblicato nel gennaio 1983.
Ricordo l’ondata di rabbia e di indignazione che davanti a quell’evento percorse il mondo, quando persino a Tel Aviv per iniziativa di Shalom Achshav (“Pace Adesso”) quattrocentomila persone manifestarono la propria dura protesta contro l’assassino Sharon. L’iniziativa di quelle persone perbene e successivamente di altre come loro, purtroppo, non riesce a cancellare ciò che col trascorrere degli anni, massacro dopo massacro, ingiustizia dopo ingiustizia, atto terroristico dopo atto terroristico, si è fatto evidenza e che Paolo Barnard bene ha riassunto così: “Israele non ha e non può avere un diritto giuridico e morale di esistere, ma solo un diritto di fatto. Nessuno Stato può pretendere di essere legittimato dalla comunità internazionale dopo essersi edificato sulle più abominevoli violazioni dei diritti fondamentali dell’uomo, su fiumi di sangue di innocenti, su una pianificazione perfida e razzista”.
Ricordo ciò che l’assassino Begin dichiarò alla Knesset (“Dei non Ebrei hanno massacrato dei non Ebrei: perché questo dovrebbe riguardarci?”), e di avere pensato che se Theodor Herzl fosse stato ancora in vita gli avrebbe sputato in faccia.
Ricordo che l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, il 16 dicembre di quell’anno, definì quel massacro un atto di genocidio.
Ricordo, con particolare affetto, il passaggio che vi dedicò Sandro Pertini, allora Presidente della Repubblica, nel discorso di capodanno del 31 dicembre 1983, che merita essere riportato.
Io sono stato, ripeto, nel Libano. Ho visitato quella tormentata regione, i cimiteri di Chatila e Sabra. E’ una cosa che angoscia vedere questo cimitero dove sono sepolte le vittime di quel massacro orrendo. Il responsabile di quel massacro orrendo e’ ancora al governo in Israele.
E quasi va baldanzoso di questo massacro fatto. È un responsabile cui dovrebbe essere dato il bando della società . E’ stato un massacro, mi hanno detto quelli del posto, tremendo; quante vittime ha fatto.

Pertini: combattente valoroso delle trincee, grande tempra di lottatore, partigiano dei tempi duri, uomo sincero di sentimenti e di emozioni ma soprattutto persona integerrima e hombre vertical autentico che – a differenza di altri più prossimi a questo tempo – mai si piegò a leccare culi né a servire padroni per interesse, per connivenza o anche solo per opportunistica convenienza, contro il suo popolo e la suo patria. Non scodinzolò a Washington né a Tel Aviv, tenne alto il nome dell’Italia – forse anche al di là di quel che gli Italiani meritassero. Poteva farlo, aveva un passato esemplare di cui non pentirsi e che nessuno avrebbe potuto rinfacciargli. Di lui si avverte oggi, in particolare, una grande mancanza: caro Sandro, solo gli dei sanno quanto bisogno avrebbero oggi l’Italia e l’Europa di uno come Te. Ci avresti aiutato in tante cose, anche a non dimenticare la lezione di Sabra e Chatila.
Onore ai martiri.
MS

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