Le sorti del mondo in pugno a una banda di mentecatti

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Gli insopportabili costi delle caste opprimono il paese

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L’umiliazione delle guerre conto terzi

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Impresismo pidista, oportet ut scandala eveniant

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Borghezio, facile diversivo per sviare dalle responsabilità vere

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Vince l’Italia pulita, perdono sporcaccioni affaristi e politicanti

I quattro quesiti referendari hanno brillantemente superato il quorum e sono stati approvati con maggioranze che una volta si sarebbero definite “bulgare”.
I cittadini si sono espressi. Il palazzo, scosso da un ceffone micidiale, è stordito e barcolla.
Grazie, cittadini.
Un’impresa improba è stata coronata da successo grazie alla convinzione, all’impegno, alla caparbietà di tanti piccoli protagonisti. Una rete autogestita e assai poco coordinata di cittadini indignati, comitati spontanei, gruppi tematici, religiosi, blogger. Un sostegno è venuto, già in tempi insospettabili, da movimenti di rinnovamento della politica fuori dai giochi sporchi (come il Movimento 5 Stelle, peraltro così poco strutturato che si distingue appena da un semplice insieme di cittadini) e da forze che non sembrano compromesse col mondo degli affari (come l’Italia Dei Valori e settori della c.d. “sinistra radicale”. Ma la parte più significativa dello sforzo, che per la capillarità di penetrazione nel corpo sociale ha richiesto una dedizione e un sacrificio fuori dal comune, senza la molla di un interesse personalistico, è stato sostenuto da quella rete di cui sopra, dunque da un’espressione tipica di quella che alcuni definiscono – con locuzione che personalmente non mi appassiona – “società civile”.
È stata una nuotata controcorrente, che ha dovuto affrontare la manipolazione vergognosa attuata dalle emittenti televisive di regime, gli ignobili trucchi della maggioranza parlamentare, le falsità di ogni genere diffuse per sviare l’attenzione e la sensibilità dei cittadini. E fino all’ultimo l’esito è stato in bilico.
Oggi, la grande vittoria: uno schieramento trasversale ispirato dalla parte migliore del paese e guidato dalla passione partecipativa, riuscendo a superare enormi difficoltà ha mietuto un consenso diffuso in aree di pensiero anche molto diverse tra loro e si è stagliato, simbolicamente, come grande scopa per l’igiene morale del paese.
MS
(in aggiornamento)

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Gli squali dell’usura globale minacciano il nostro futuro

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Le sporche mani della finanza sul business dell’acqua

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Referendum: le ragioni del voto – parte quinta

Tralascio volutamente di esaminare l’argomento frusto della vicinanza geografica di centrali nucleari situate in paesi confinanti, così come quello mendace dell’economicità del nucleare. Nemmeno voglio accennare alla questione tremenda del “demissioning” delle centrali che ultimano il proprio ciclo operativo, né a quella drammatica e a volte criminale dello smaltimento delle scorie. Prima di tutto ciò si staglia infatti il tema pregiudiziale del nucleare per affari, i.e. del nucleare per esclusivo, immenso, osceno profitto di chi lo realizza, a spese dei cittadini e a rischio delle loro stesse vite. Non vi è altro da aggiungere.
Anche se si può prevedere che il pasticcio magari artificioso combinato col voto degli Italiani all’estero prevedibilmente innescherà una furibonda zuffa istituzionale e giuridica ove il quorum ne venga messo in bilico, zuffa nella quale i nuclearisti faranno di tutto per buttarla in caciara, resta chiaro che votare “sì” per liquidare il ritorno affaristico all’energia nucleare in Italia significa assestare un bel calcio nel culo ai businessmen della morte.

Quesito n. 4 (scheda verde): legittimo impedimento

Sembra quasi superfluo, tanto se ne è trattato, accennare al senso di questo tema.
Il privilegio del cosiddetto “legittimo impedimento”, già ritenuto parzialmente illegittimo dalla Corte Costituzionale, altro non è che una delle tante leggi ad personam imposte dall’omino di Arcore alla sua maggioranza parlamentare di nominati per svicolare dagli obblighi ai quali ogni cittadino soggiace nei confronti della giustizia.
Il “legittimo impedimento” del quale ogni imputato può avvalersi già è previsto dalla Legge: esso si identifica con qualsiasi circostanza che appaia giustificare l’assenza dell’imputato, che pur aveva chiesto di comparire in giudizio. La norma originariamente licenziata dalla maggioranza parlamentare prevedeva, in essenza, che la sussistenza effettiva di un “legittimo impedimento” a comparire in tribunale fosse semplicemente attestato dalla presidenza del consiglio dei ministri, a totale sua discrezione, quando a essere imputati fossero primi ministri o ministri del governo in carica. La Corte Costituzionale, nel gennaio scorso, aveva ritenuto l’impedimento legittimo solo se, tra le attività indicate come impeditive, il giudice avesse potuto, in un ragionevole bilanciamento tra esigenze processuali, diritto alla difesa e tutela della funzione di governo, valutarne l’indifferibilità.
Resta comunque aperta la questione di fondo dell’impunità sostanziale della casta – e più ancora del capocasta – che si contrappone all’idea essenziale della politica come servizio e non come privilegio risultando non in maggior doveri ma in maggior “diritti” rispetto ai comuni cittadini. Come ne La fattoria degli animali di George Orwell: tutti gli animali sono uguali, ma i maiali sono più uguali degli altri.
Votare “sì” per abrogare quanto resta di una norma vergognosa è infliggere un colpo alla radice del complesso abominando di privilegi che la casta sistematicamente si autoaccorda.
MS
(fine – la prima, la seconda, la terza e la quarta parte sono di oggi 12 giugno 2011)

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Referendum: le ragioni del voto – parte quarta

Come già osservato nel commento al quesito 1, peraltro, non constano interventi strutturali di miglioramento della rete distributiva ove gestita da privati, mentre si ha notizia di aumenti talvolta astronomici del prezzo al consumo. E infatti, che interesse avrebbe una corporation a riparare una rete colabrodo, che non le appartiene, per ridurre lo spreco d’acqua e migliorare l’efficienza della sua distribuzione, invece che ingegnarsi a guadagnare il più possibile? Solo uno sciocco, o un cialtrone, potrebbero sostenere che lo scopo essenziale della corporation non sia quello di far profitto con ogni mezzo, lecito se possibile, ma anche illecito, all’occasione, come l’esperienza attesta?
Nell’opinione diffusa degli Europei, per inciso, come attestato da indagini anche recenti, il sistema delle imprese è giudicato più corrotto ancora di quello della politica. Gli Italiani, per ovvie e ben evidenti ragioni, ritengono più corrotta la politica. Non perché pensino che le imprese siano pulite, ma perché pensano che i politicanti nel nostro paese siano addirittura peggio.
Arrivare a garantire per Legge il profitto degli “investitori” privati in servizi pubblici essenziali, mentre il risparmio dei comuni cittadini è a perenne rischio sia direttamente per le grandi truffe finanziarie che dilagano, sia indirettamente per i costi di sistema che gli Stati si trovano a sopportare quando la finanza criminale produce crisi da collasso, è moralmente ripugnante e ben simboleggia l’improntitudine di chi pilota il sistema economico attuale.
Votare “sì” per abrogare il profitto garantito nella gestione privata dell’acqua è dunque importante non solo per evitare un immaginabile danno economico ai cittadini ma, soprattutto, come segno di radicale contrasto all’ideologia malsana per la quale nulla ha un valore ma tutto ha un prezzo.

Quesito n. 3 (scheda grigia): energia nucleare

Anche se non si fosse mai verificata la terribile ed emblematica tragedia di Fukushima, che giustamente tanto ha colpito la sensibilità collettiva, i termini della questione sarebbero stati i medesimi: manifesto, ancora una volta, è l’intento di realizzare “grandi opere” inutili per i cittadini, anzi nocive, e assai profittevoli per i soggetti economici incaricati.
La pesantissima aggravante, in questo caso, è che a repentaglio non vengono messi solo i portafogli dei cittadini costretti a finanziare con le loro tasse il lucro di pochi, non viene messo solo l’ambiente naturale che le “grandi opere” portano tipicamente a devastazione, non viene messa solo la salute di tutti nel medio-lungo termine così come accade per via dell’inquinamento conseguente, ma viene messa direttamente e brutalmente in gioco la vita stessa di milioni di persone.
Lo spregevole trucco, attuato dalla maggioranza parlamentare, di modificare la norma nuclearista all’ultimo momento col dichiarato scopo di neutralizzare temporaneamente la pubblica indignazione, in attesa che essa sbollisca, per poi ripristinare il disegno originario, è stato sbugiardato dalla Corte di Cassazione e svergognato dalla Corte Costituzionale. Inutile aggiungere che se quel decreto fosse stato emanato in buonafede, il referendum sul nucleare sarebbe tutt’altro che “inutile”, così come insinuato dall’omino di Arcore. Il fatto è che la buonafede mal si combina con la vocazione all’imbroglio.
MS
(continua – la prima, la seconda e la terza parte sono di oggi 12 giugno 2011)

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