Quelli che gridano “al ladro!”

Anni fa un conoscente mi raccontò che, dalla finestra, aveva visto un ladro nella strada sottostante rubare l’autoradio da una vettura parcheggiata e che si era messo a gridare “al ladro!” per richiamare l’attenzione. Ma il ladro, iniziando a correre, a sua volta aveva preso al gridare “al ladro!” come se fosse, lui, all’inseguimento. Interessante abilità tattica.
Quando un politicante dei più piccini e non per la statura fisica, 165 cm. di iattazione improntati a uno stile che la stampa internazionale bonariamente definisce flashy, alle prese con la propria disvelata insipienza, con gli scandali che sempre più da presso lo lambiscono e con la crescente impopolarità che lo attornia cerca di distrarre l’attenzione da sé e dalla sua condotta riprovevole congegnando una campagna-truffa contro il più facile e impopolare dei bersagli – per esempio gli Zingari – nella speranza, con ciò, di risollevare le proprie sorti compromesse, mi viene in mente quel ladro che correva, all’inseguimento di nessuno, gridando egli stesso “al ladro!”.

Nel caso concreto, indipendentemente dalla reale efficacia delle norme che attualmente presiedono alla libertà di movimento di tutti i cittadini dei paesi appartenenenti all’Unione Europea tra gli Stati stessi, che possono ben essere criticate, assai grave è che le deportazioni di Zingari inscenate da quel personaggio arrogante e screditato la cui permanenza al Palais de l’Élysée reca offesa al tricolore di Francia risultino in una ferita inferta alle istituzioni comunitarie, con l’asociale spregiudicatezza di chi delle istituzioni non ha alcun rispetto, ma le considera piuttosto un mero strumento da piegare, o calpestare, a seconda delle proprie convenienze personali.
Non sorprende, peraltro, che il personaggio suddetto abbia immediatamente trovato, nei bassifondi d’Europa, buoni sodali e wannabe imitatori tra coloro che, evidentemente, hanno analoghi problemi. Qui se ressemble s’assemble.
Nulla toglie, beninteso, che la convivenza con gli insediamenti degli Zingari nelle concentrazioni urbane, in questo tempo che qualcuno favoleggia essere quello dell’agiatezza diffusa e che al contrario vede la forbice sociale sempre più drammaticamente divaricata, stia ponendosi come una questione più problematica di quando la ricchezza apparente, pur minore in quantità assoluta, certamente era distribuita meno peggio di adesso e quindi le guerre tra poveri, o tra poveri e miserabili, meno frequenti.
E dunque, venendo a plaghe a noi più prossime, ciò consente anche a soggetti di dubbia credibilità di pescare strumentalmente nel torbido senza nemmeno attingere alla sguaiatezza abituale, bastando allo scopo le mera constatazione del disagio che senza dubbio si accumula, e vien lasciato accumularsi, nei quartieri e tra le fasce popolari: quando a un personaggio non molto presentabile, ogni tanto, capita di dire una cosa vera, non per questo la cosa, in sé, diverrà meno vera.

Si può notare di passata che se l’ammissione di Romania e Bulgaria nella UE non fosse stata così frettolosa, come in effetti fu per compiacere Washington che voleva sottrarle alla possibile influenza russa, oggi nell’Unione avremmo qualche problema in meno.
Resta il fatto che la Massenstrafe, la punizione collettiva che indistintamente si abbatte su colpevoli e innocenti per la sola comune appartenenza a un gruppo, a una cultura o a un popolo – nel cui ambito pochi o tanti elementi  possano essersi macchiati di colpe più o meno gravi – è sempre moralmente  inaccettabile se non a sua volta delittuosa. Chi dovrebbe garantire la sicurezza di tutti ha la responsabilità di individuare i personali responsabili di ogni reato chiunque essi siano e a qualunque etnia appartengano, e a tal fine deve poter disporre di mezzi adeguati. La Legge e soprattutto la sua applicazione, poi, debbono essere rigorose e rimuovere dal corpo sociale gli elementi di infezione criminale al netto di quell’indulgenza concessiva, sociologistica e stolidamente buonista che risulta nel privilegio del reo e nell’oltraggio della vittima.
Ma così, nonostante gli sforzi generosi di molti operatori della sicurezza e della giustizia, oggi non è. La politique politicienne, evidentemente, non lo consente per numerose ragioni che sarebbe lungo enumerare,  ma che schematicamente si potrebbero ricondurre a una: nel suo complesso, non le converrebbe.
MS

Questa voce è stata pubblicata in Commenti e contrassegnata con , , . Contrassegna il permalink.

Lascia un Commento