Lacrime da coccodrillo: sempre ottimo Odifreddi

Contravvengo in via eccezionale a una regola che mi sono dato, di non pubblicare qui, per esteso, testi di altri, per notevoli che siano. Di seguito riporto infatti, integralmente, l’esemplare intervento di Piergiorgio Odifreddi, apparso oggi sul suo blog a questo indirizzo

http://odifreddi.blogautore.repubblica.it/2011/12/05/lacrime-da-coccodrillo/

che sottoscrivo senza riserve nel contenuto e nel tono e che non abbisogna di commento mio alcuno.
MS
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Lacrime da coccodrillo
di Piergiorgio Odifreddi

Dunque, i Monti hanno partorito i topolini. Nelle direzioni che, essendo facilmente prevedibili, erano state facilmente previste: da questo blog, in particolare.
La signora Fornero si è commossa, all’annuncio della fine dell’adeguamento delle pensioni all’aumento del costo della vita: cioè, a una loro sostanziale diminuzione. Ovviamente, erano lacrime di gioia, visto che le misure di contenimento delle pensioni sono la sua specialità, e che lei è stata chiamata al ministero delle sedicenti Politiche Sociali proprio per farle passare dalla teoria universitaria alla pratica governativa.
Il signor Monti, coerentemente, ha sorriso quando è intervenuto al posto del ministro, per permetterle di riaversi dall’emozione. Mentre c’era, ha fatto pure un po’ di populismo ad uso del popolo bue, annunciando di rinunciare allo stipendio da presidente del Consiglio e da ministro dell’Economia. Ma non, ovviamente, al vitalizio preventivo che gli è stato elargito da Napolitano, con la sua nomina a senatore a vita, appunto.
L’una e l’altro sarebbero risultati più credibili se, ad esempio, avessero annunciato non un innalzamento dell’età pensionabile di coloro che hanno maturato la pensione lavorando, bensì un abbassamento delle pensioni di coloro che le ricevono in misura superiore a quanto hanno maturato. Ad esempio, i lavoratori autonomi, il cui prelievo è inferiore del 12 per cento a quello dei lavoratori dipendenti (21 per cento, rispetto al 33).
Oppure, se avessero annunciato non un gesto simbolico di rinuncia per i ministri a un cumulo di stipendi, che nel caso di Monti sarebbero stati addirittura tre, bensì la proibizione di questo cumulo a tutti i livelli di cariche pubbliche: non solo statali, ma anche, e soprattutto, regionali, provinciali e comunali.
Di riforme strutturali serie, nella legge “salva Stato” e “spremi cittadino”, non se ne vedono. In particolare, nessun tentativo di recupero dei 100 miliardi stimati di evasione fiscale: una cifra che ogni anno supera l’insieme di tutte le manovre del corrente annus horribilis. Nessun cenno a una patrimoniale, che colpisca almeno le proprietà di coloro che non denunciano i redditi. Al loro posto, solo specchietti per allodole: ad esempio, il buffetto (o la buffonata) dell’uno e mezzo per cento sul condono per il rientro dei capitali all’estero; o la tassa sulle auto di lusso e le barche, già imposta senza effetto dai governi democristiani decine di anni fa.
Ben reali e concreti sono invece il ritorno dell’Ici sulla prima casa, l’aumento delle imposte comunali e l’aumento dell’Iva, da una parte. E le esenzioni alle imprese e gli incentivi allo sviluppo, dall’altra. Non c’è da stupirsi che i sindacati siano contrari, e la Confindustria, il Pdl e gli speculatori della borsa favorevoli. Quanto al Pd, nemmeno coloro che hanno le lacrime facili, come la signora Fornero, riuscirebbero ormai a trovarne per piangere sulla sua ignavia, probabile prodromo della sua scomparsa nel cestino dei rifiuti della storia italica.

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