Questione lessicale essenziale

In occasione del ventesimo anniversario della strage del giudice Paolo Borsellino e della sua scorta il sig. Napolitano, recentemente coinvolto per via d’intercettazione nelle polemiche relative all’indagine giudiziaria in corso per individuare responsabilità e mandanti di questa strage e di quella del giudice Giovanni Falcone e della sua scorta, ha esternato, stando alle notizie di stampa, quanto segue. “Non c’è alcuna ragion di Stato che possa giustificare ritardi nell’accertamento dei fatti e delle responsabilità, ritardi e incertezze nella ricerca della verità specie su torbide ipotesi di trattativa tra Stato e mafia“. Al di là del carattere della dichiarazione, che è di circostanza e di maniera, il sig. Napolitano è troppo colto per non distinguere la differenza lessicale essenziale che intercorre tra la proposizione “torbide ipotesi di trattativa” alla quale ha inteso ricorrere e la proposizione “ipotesi di torbida trattativa” composta dalle stesse parole ma in altro ordine alla quale, viceversa, non ha inteso ricorrere. Forse a orecchie non attente o a persone poco istruite tale differenza non risulterà evidente, ma nel primo caso sono le ipotesi (avanzate anche dalla magistratura inquirente) a essere “torbide” e non già, come nel secondo caso, la trattativa stessa ancorché soltanto ipotizzata. In realtà, più che ipotizzata: nelle motivazioni della sentenza del tribunale di Firenze che il 5 ottobre 2011, chiudendo il processo per le stragi del 1993-1994, mandò all’ergastolo il mafioso Francesco Tagliavia, si statuisce che tale trattativa “indubbiamente ci fu e venne, quantomeno inizialmente, impostata su un ‘do ut des’. L’iniziativa fu assunta da rappresentanti delle istituzioni e non dagli uomini di mafia”. E ancora “l’obiettivo che ci si prefiggeva, quantomeno al suo avvio, era di trovare un terreno con Cosa Nostra per far cessare la sequenza delle stragi”.
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MS

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