Rosario Crocetta, molto deludente

Avevo una buona stima di Rosario Crocetta, dal tempo delle coraggiose battaglie che combatteva quand’era sindaco di Gela (e non ancora pidista). Una stima che con rincrescimento ho visto precipitare nel momento in cui, nei giorni scorsi, sono state rese note la sua candidatura alla presidenza della regione Sicilia nelle elezioni del 28 ottobre prossimo da parte di PD e UDC nonché le sue dichiarazioni. al riguardo posto che, a quanto è noto, l’UDC avrebbe manifestato il proprio gradimento per Crocetta prima ancora del suo stesso partito, non si comprende come un uomo con una tale storia la getti alle ortiche per accompagnarsi all’associazione cui lungamente appartenne Salvatore Cuffaro, che ne fu vicesegretario nazionale oltre che senatore. Quel Cuffaro che, dopo la condanna definitiva a sette anni di reclusione per favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra e rivelazione di segreto istruttorio, il capo UDC Casini si premura di visitare in galera (“Io vado a trovare Cuffaro in carcere regolarmente e non me ne vergogno. È un mio dovere morale“).
Che Crocetta poi dichiari, e sembra excusatio non petita, “con l’Udc abbiamo firmato un patto civico innovativo, rivoluzionario, direi epocale. La decisione dell’Udc di non mettere in lista indagati è un fatto senza precedenti” suona, al contempo, ridicolo e grave: come se escludere gli indagati dalle liste non fosse, per un uomo come Crocetta sembrava essere, un atto semplicemente dovuto di totale normalità e non già una graziosa concessione “epocale” e “rivoluzionaria”. Soprattutto in Sicilia.
Passi per la battuta “Vogliono qualcuno più a sinistra di me? Allora scelgano Renato Curcio“, un po’ sciocca ma forse ascrivibile all’impeto del personaggio.
Quando però, per significare giustamente che la Sicilia non è solo mafia, egli va a contrapporre ai mafiosi, unitamente a Falcone Borsellino e La Torre, il confindustriale Lo Bello, dimostra quanto abbia ragione Rita Borsellino quando osserva, a proposito della candidatura di Crocetta, che “la Sicilia non ha bisogno di compromessi senza progetto, ma di un progetto concreto di rinnovamento da costruire con coerenza e credibilità” mentre il riferimento di tale candidatura “semmai, è a quelle forze e a quel sistema che lo stesso Crocetta diceva di osteggiare fino a pochi anni fa“.
Un’altra primogenitura scambiata con un piatto di lenticchie. Peccato.
MS

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