Gli Spagnoli si levano contro i vendipatria

In occasione delle proteste quasi quotidiane che da un certo momento in avanti hanno animato le Spagne in questo mese di luglio è stato dato ordine alle forze dell’ordine di sparare proiettili di gomma. Il ricorso a tali mezzi indicherebbe, nell’esperienza, un contesto preinsurrezionale o quasi.
A premessa non va mai dimenticato che fino al 1990 presidente del Partido Popular fu il franchista Fraga Iribarne, già ministro del regime e consigliere nazionale della sua organizzazione politica. Di fatto, il postfranchista Rajoy è riuscito a tradire ognuna delle sue promesse elettorali, facendo esattamente il contrario di ciò a cui s’era impegnato, per consegnare il suo paese all’occupazione di Goldman Sachs (si dice “Goldman Sachs” per sineddoche, indicando la parte per il tutto) e il popolo valoroso delle Spagne alla miseria, alla disperazione e alla fame.
Gli Spagnoli si sono levati con sempre maggior vigore contro il regime di occupazione che ha destinato gli “aiuti” pagati da tutti i popoli europei al salvataggio delle banche speculatrici invece che a quello della patria comune: la grande patria europea comune ai Greci, agli Spagnoli, agli Italiani, ai Francesi, ai Tedeschi, che può essere salvata e fatta risorgere se in una forte, incondizionata solidarietà inter-nazionalista i suoi popoli assumessero su di sé l’iniziativa liberatrice di cacciare e punire i collaborazionisti traditori. L’Europa dei popoli oggi si difende nelle piazze di Grecia come in quelle di Spagna e forse tra poco, se gli dei vorranno, si difenderà finalmente anche nelle piazze d’Italia come in quelle di ogni altro paese ancora dormiente.
Alle proteste spagnole hanno partecipato tra gli altri, coi vigili del fuoco, anche gli agenti di polizia pesantemente colpiti dalle infami manovre antipopolari. Degli striscioni portati dagli agenti uno dei più grandi recava scritto “Politicos ladrones – La policia hasta los cojones” (Politici ladroni – La polizia ne ha pieni i coglioni). Peccato che per il momento gli agenti, che sono nella posizione di poter esercitare una forza notevole in tutti i sensi, non abbiano pensato di agire in maniera più fattiva per ripristinare in Spagna la legalità popolare e patriottica.
Interessante è anche la posizione delle Forze Armate che attraverso la propria associazione di categoria dopo avere denunciato “lo smantellamento dei diritti che non avremmo mai dovuto perdere” pesantemente sottolinea: “la nostra capacità di sopportazione ha un limite”. Se qualche sciabola tintinna, lo fa nel verso giusto: buona notizia per il popolo.
E sempre più frequentemente si leva nelle piazze spagnole l’immagine della ghigliottina, emblema della Rivoluzione per eccellenza, quella del 1789, e promessa di meritate punizioni per i vendipatria di ogni risma. Ai “tagli” sociali della banda Rajoy si replica, come nel manifesto raffigurato in immagine che significativamente reca i colori gloriosi della Repubblica Spagnola: noi i tagli li faremo con la ghigliottina.
MS

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Accolta a scarpate

Il risveglio del popolo egiziano ha mostrato un altro bel segno. La sig.ra Hillary Rodham cgt. Clinton, una donna tanto compenetrata dal rispetto di sé da non aver sentito la necessità di mollare il marito dopo che costui si era fatto praticare sesso orale alla White House dalla stagista Lewinsky, di ventisette anni più giovane di lui – circostanza prima negata, mentendo, poi ammessa dal Clinton stesso (“I did have a relationship with Miss Lewinsky that was not appropriate”) – nel corso della sua visita in Egitto a metà di luglio è stata accolta da una folla di popolo che al grido erhal! (vattene!), precedentemente riservato all’infame Mubarak, ha bersagliato il suo corteo di auto con pomodori e scarpe. Il lancio della scarpa, merita ricordare, è nella cultura islamica dei paesi di lingua araba un gesto di marcato disprezzo. La considerazione della quale l’onore della sig.ra Rodham, che per inciso è figura emblematica delle abituali confricazioni tra Washington e Tel Aviv, gode presso il popolo egiziano è stata ben espressa dal grido insistente “Monica, Monica!” che accompagnava i lanci, a memoria ben viva della stagista che, con la godevole partecipazione del sig. Clinton, ha fatto della sig.ra Hillary Rodham la cuckhold più celebre della scena politica mondiale. Una donna pubblicamente umiliata, ma pur sempre una donna in carriera: il divorzio avrebbe avuto un prezzo che, evidentemente, fu stimato superiore a quello dell’onore proprio. Una volta Parigi valeva bene una messa, oggi un bel paio di corna. Grazie agli Egiziani che non l’hanno voluto dimenticare.
MS

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Vogliono derubarci, affamarci, schiavizzarci e ucciderci

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Uccidere per profitto è il più odioso tra i delitti

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Terroristi e mercenari all’opera in Siria

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Cloud Computing? No, grazie!

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Il cosmopolita Marchionne smerdato da Volkswagen

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Antonio Di Pietro e alcuni signor “nessuno”

Ad Antonio Di Pietro si possono rimproverare varie cose. Da parte mia ancora non ho digerito la sua adesione allo squallido pollaio che anni addietro il cicciopotamo Ferrara orchestrò davanti all’ambasciata iraniana a Roma. E certamente Di Pietro, fors’anche costretto dalle circostanze, non è mai riuscito a emanciparsi dalla propria condizione di sostanziale solitudine all’interno stesso del movimento dal lui fondato. Una solitudine leaderistica, se si vuole, ma che non ha consentito una selezione sufficientemente accurata dei quadri politici, tale da evitare l’estemporaneo imbarco di elementi tipo De Gregorio, Scilipoti e Razzi. Certo nell’IdV non mancano le persone perbene, e tra queste quelle capaci, ma le personalità di un certo spessore, alle spalle di Di Pietro, sembrano drammaticamente carenti.
A maggior ragione suonano un po’ stridule come quei ragli d’asino, sia detto simpaticamente, che mai saliranno al cielo, le geremiadi levate nei giorni scorsi da qualche sparuto esponente dell’Italia dei Valori innervosito dalla linea tenace e coerente assunta da Di Pietro non nei confronti della carica di Presidente della Repubblica bensì della persona che attualmente la occupa, i.e. il sig. Napolitano, nonché nei confronti di Bersani & Soci ormai in balia di una sconsolante e inavvicinabile deriva montista. Ora: non solo Di Pietro ha fatto a mio parere la scelta più giusta che potesse fare nel contesto dato, ma – fortunatamente in questo caso – sembra improbabile che le pubbliche doglianze di qualche signor “nessuno”, ancorché del suo stesso movimento, possa spingerlo a ripensarci.
MS

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Gli zombie attapirati

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Le Olimpiadi più disgustose

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